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Ed alla fine tanto tuonò che piovve!

Sono giorni, se non settimane, che chiediamo a gran voce ai nostri Governanti di mantenere un profilo politicamente neutrale riguardo l’attuale conflitto in Ucraina, ma nessuno ci ha dato ascolto … si è scelto, in altri termini, di dar corpo ad una serie di interventi fortemente autolesionistici, sia sotto l’aspetto economico che sociale.

Piaccia o non piaccia, infatti, la nostra economia è fortemente invischiata con quella russa, sia sotto l’aspetto delle nostre esportazioni, sia per ciò che concerne le materie prime che, l’Unione Sovietica prima e la Federazione Russa poi, ci hanno fornito, interrottamente, per 75 anni.

In altri termini, demonizzare oggi Mosca equivale a scavarsi una fossa sotto le proprie scarpe, senza avere la certezza, da parte degli altri nostri alleati, di avere i mezzi e le risorse, per sopperire al fatto che ci manchi letteralmente la terra sotto i piedi.

E l’Italia che fa?

Come se nulla fosse, si permette di porre sotto sequestro i beni mobili ed immobili di privati cittadini russi, ville, yacht, conti bancari, che, se pur appartenenti a uomini ricchissimi vicini al Presidente Putin, non sono nelle disponibilità dirette del leader Russo. Ergo, non si capisce dove sia la legittimità giuridica di tale provvedimenti in assenza di qualunque inchiesta giudiziaria con eventuali azioni cautelari, che, ricordiamolo, secondo il nostro “ordinamento di diritto”, sono i soli che potrebbero dar luogo a un sostanziale sequestro di beni, senza contare, poi, sull’inopportunità pubblicitaria di tale determinazione.

Infatti, la domanda che ognuno di noi si è posta immediatamente dopo tale provvedimento è stata la seguente: “Poniamo il caso che io sia un magnate Canadese, piuttosto che Australiano o Argnentino, a questo punto, comprerei mai un bene immobile nel Bel Paese? Farei attraccare il mio yacht in un porto qualsiasi della nostra penisola? Acquisterei mai un’azienda italiana?

A questo punto, la risposta che ci siamo dati, a tutte e tre i quesiti, è stata sempre la stessa: NO!

Perché?

Perché abbiamo creato un pericoloso precedente per il quale, se io - ricco imprenditore che ho accumulato una fortuna in maniera legale, quindi senza temere nulla dalla legge - acquisto un bene in Italia, correrò sempre il rischio, qualora il mio Paese sia in discussione con il Governo italiano, per una questione della quale io non sono responsabile, che quest’ultimo me lo sequestri … e tutto questo, voi lo capite molto bene, è logicamente inaccettabile. Ragion per cui, molto semplicemente, l’investitore desisterà dal proprio intento di fare affari con noi.

Ecco, il danno è servito!

Oltre a tagliare i rapporti economici con la Russia, abbiamo fatto comprendere all’universo mondo che noi non rispettiamo il diritto internazionale, complimenti! Gran bel lavoro!

Ma tutto questo lo si è fatto con la presunzione occidentale e l’illusione, di poter indurre la Russia ad un cambio di regime: sciocchi!

La narrativa che circola nel nostro Paese per la quale la Russia è diplomaticamente e internazionalmente, isolata, è falsa: la metà esatta del mondo, cioè i Paesi del BRIC, più buona parte dell’America latina, dell’Africa e dell’Asia, sono con Mosca.

Altro che piegare il Cremlino, alla fine saremo noi a sprofondare nella miseria.

A tal riguardo, facciamo due conti della serva insieme, giusto per farci un’idea:

  • Negli ultimi due mesi gli scambi commerciali tra Russia e Cina sono aumentati del 30%, cioè pari a 26 miliardi di Dollari in più;
  • Il Petrolio, oggi, è arrivato a quota 130 Dollari al barile, il gas naturale a 324 Dollari al MWh.

Soldi, questi ultimi, che andranno nelle tasche di Mosca per le vendite di questi beni ai Paesi cosiddetti non ostili.

Già, ostili, perché tale è il termine usato dal Cremlino per indicare tutti quelle Nazioni, o organizzazioni internazionali che, con le sanzioni prima e l’invio delle armi poi, hanno tentato e tentano, di fiaccare la Russia.

Ora, nell’elenco della blacklist di Putin, c’è anche l’Italia, in quanto facente parte a pieno titolo dell’UE, ma anche gli Stati Uniti, l'Ucraina, il Regno Unito, l'Australia, l'Islanda, il Canada, il Liechtenstein, Monaco, la Nuova Zelanda, la Norvegia, la Corea del Sud, San Marino, Singapore, Taiwan, il Montenegro, la Svizzera e il Giappone.

Si badi bene, non la Turchia, non Israele e nemmeno il Vaticano, tutti Paesi molto attivi in queste ore nella ricerca di una soluzione diplomatica.

E che cosa comporta, per lo meno in questi primi momenti, l’essere all’inseriti all’interno di questa lista nera?

Nello specifico, le imprese italiane creditrici dei russi, siano esse società private o enti, saranno liquidate esclusivamente in Rubli ed essendo il Rublo non più convertibile in Italia, tali creditori si ritroveranno con un pugno di mosche in mano.

A tal riguardo è molto preoccupato il Gruppo Unicredit che in Russia ha ben 72 sportelli operativi e 4000 dipendenti.

Ora, mentre noi facciamo questi conti, in Russia, Visa e Mastercard hanno bloccato le transazioni e l’esclusione dallo SWIFT permane, nonostante tutto, però, il Paese che ha la metà del nostro PIL e 1/3 del nostro PIL procapite, resiste … perché?

Perché ha un Governo ben stabile con un consenso ancora molto alto.

Decina di migliaia di russi manifestano per strada? Bene … la Federazione Russa conta più di 140 milioni di cittadini, se a manifestare fossero anche 140 mila individui essi rappresenterebbero, al massimo, lo 0,1% della popolazione totale. Dunque … la questione è molto più complessa.

Come è complessa la ragione per la quale, il Presidente Putin - che fino all’altro ieri era considerato, in Italia e non solo,  un politico freddo e cinico, si, ma non per questo pazzo ed impulsivo - oggi abbia intrapreso la via dell’intervento militare.

Di certo c’è stata da parte dell’Occidente la mancata considerazione di quanto fosse, per Mosca, strategicamente, culturalmente, economicamente, importante mantenere l’Ucraina vicino a se stessa e fuori dalla NATO e dall’UE.

Kiev, in atri termini, per il Cremlino, non è uguale a Tallinn, piuttosto che a Varsavia o Bucarest, per le quali, ad esempio, a suo tempo, pur essendoci un gentlemen's agreement, riguardo l’impossibilità per questi governi di aderire alla NATO, Putin non manifestò nessun problema.

L’Ucraina è dunque un’altra cosa.

E Kiev stessa, forse, in questi anni, ha compiuto degli errori nella gestione della proprie minoranze russofone.

In Italia, ad esempio, abbiamo avuto una situazione similare con la minoranza linguistica tedesca dell’Alto Adige: Era il 1961, per la precisione la notte tra l'11 e il 12 giugno, quando il movimento sudtirolese Bas fece esplodere 37 tralicci in Alto Adige. Quella che poteva trasformarsi in una guerra civile fu risolta attraverso la mediazione grazie alla quale l'Italia è riuscita a gestire la situazione istituendo ad esempio il bilinguismo e garantendo l'autonomia della provincia di Bolzano.

In Ucraina, invece, si è cercato di reprimere con la forza queste esigenze e nelle tensioni sorte a seguito di queste istanze, in otto anni, tra il 2014 ed il 2022, hanno perso la vita quasi 20 mila persone e alcune di queste, in modo veramente atroce, come accadde a Odessa, dove morirono bruciati vivi, nella casa dei sindacati, una 50ina di filorussi.

Insomma, la situazione è veramente delicata e complessa e non può in alcun modo giustificare le campagne talebane di questi giorni contro la cultura russa (Dostoevskij docet), né tantomeno sono scusabili le ingiurie o le minacce rivolte a privati cittadini russi colpevoli di alcunché, specie se minori, o la caccia alle streghe in atto verso, sportivi, e uomini di spicco dello spettacolo russo.

Questa non è l’Italia repubblicana, quella della Costituzione più bella del mondo, ma non è paragonabile neanche all’Italia mussoliniana, che pur essendo stata in guerra con l’allora Unione Sovietica di Stalin non arrivò mai a tanto …

Se vogliamo tornare allo spirito sincero ed originario della nostra Costituzione allora dobbiamo necessariamente  abbandonare la muta da falchi e rivestirci del ruolo naturale di mediatori che tanto lustro ci ha donato, nel mondo, in tutti questi anni.

È il mondo che ce lo chiede, perché, la pace, oggi, è il bene più prezioso a cui tutta l’umanità anela.

❓Lei è rimasto deluso dall’atteggiamento dell’Italia in questa crisi?
💬 Sono un diplomatico. Non spetta a me valutare "l’atteggiamento" del Paese in cui sono accreditato come ambasciatore. Dirò una cosa. Anche nell'attuale situazione di crisi, non vale la pena perdere di vista le prospettive. La storia non finisce con l'oggi. Le crisi vanno e vengono, ma gli interessi rimangono. Penso che sia nell'interesse comune intrattenere relazioni regolari così come sono state per decenni.
❓È sanabile la frattura tra Russia e Occidente? È veramente scesa una nuova cortina di ferro?
💬 Vediamo come è nata questa ferita. Il blocco politico-militare della #NATO, i cui documenti politici definiscono la Russia come un nemico, negli ultimi decenni in diverse ondate ha avvicinato le sue infrastrutture ai nostri confini, creando comprensibili minacce alla nostra sicurezza. Sottolineo che non siamo stati noi ad espanderci verso la NATO, ma la NATO ad espandersi verso di noi. L'affermazione che la NATO è un fattore di pace e stabilità non è convincente. Sappiamo cosa è successo in #Jugoslavia, #Iraq, #Libia, ecc. Devo sottolineare che l'espansione della NATO ha violato numerose promesse fatte dopo il crollo dell'URSS. E le sanzioni, che in una prima fase erano ancora collegate a ciò che stava accadendo in #Ucraina e dintorni, in seguito hanno totalmente perso questo riferimento e sono state portate avanti per una sinistra forma di inerzia. È stato posto l’obbiettivo di distruggere l’economia della Russia.
Anche la cortina di ferro che Lei ha menzionato è stata, come sa, abbassata dall'Occidente dopo il famoso discorso di Fulton di W. Churchill nel 1946. I russi, almeno quelli della mia generazione, hanno vissuto a lungo dietro quella cortina e hanno imparato determinate cose. Tutti gli eventi storici, compresi quelli attuali, hanno i loro precedenti, le loro cause e la loro forza propulsiva.
Siamo pronti a curare le ferite e a non consentire che la cortina di ferro cali di nuovo. Ciò che è necessario è un dialogo paritario e reciprocamente rispettoso e una reale considerazione degli interessi reciproci.
❓Qual è la vostra linea rossa ai colloqui con gli ucraini?
💬 Le trattative sono iniziate. La nostra posizione, come delineata dal Presidente Vladimir V. #Putin, è la seguente: status neutrale e non nucleare dell'Ucraina, sua smilitarizzazione e denazificazione, riconoscimento dell’appartenenza alla Russia della Crimea e sovranità delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Abbiamo ripetutamente e ragionevolmente spiegato ciascuna di queste posizioni. Siamo certamente interessati a garantire che i negoziati siano efficaci.
In questo contesto, pare scioccante che la decisione di fornire armi letali all'Ucraina, sia stata presa proprio nel momento in cui le delegazioni russa e ucraina erano sedute al tavolo del primo round di negoziati a Gomel. Di fatto quelle armi saranno usate per uccidere i militari russi, il che, sarete d'accordo, aggiunge ulteriori complicazioni alle relazioni tra stati. Inoltre, è difficile prevedere in quali mani finiranno queste armi e contro chi potranno essere utilizzate. Come sapete, decine di migliaia di armi leggere sono già state distribuite alla popolazione civile, compresi elementi criminali ucraini rilasciati dal carcere, che potrebbero svolgere un ruolo in Ucraina e in altre zone di conflitto.
❓Come giudica l’avvio dell’inchiesta della Corte dell’Aia per crimini di guerra contro la Russia?
💬 La Russia respinge categoricamente le accuse di crimini di guerra. Per inciso, né la Russia né l'Ucraina sono membri del tribunale penale internazionale dell'Aia. Richiamo l’attenzione sul fatto che negli ultimi otto anni, durante i quali nel #Donbass sono state uccise 14.000 persone, compresi i civili, nessuna delle 5.588 denunce presentate dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani alla Corte europea per i diritti umani è stata accolta. Il doppiopesismo e il pregiudizio sono evidenti.
Un'ultima cosa. Sono grato alla vostra agenzia per la sua disponibilità ad ascoltare e trasmettere il nostro punto di vista su ciò che sta accadendo nelle relazioni tra Russia e Occidente e intorno all'Ucraina, anche se, vista la percezione attuale puramente negativa della Russia da parte dei mass media, presumo sia improbabile che venga accolto con comprensione.

E alla fine siamo riusciti a “gettare il bambino con l’acqua sporca”: non c’è niente da fare, è proprio vero, l’autolesionismo ha superato il gioco del Calcio e sembra essere diventato lo sport Nazionale di questo nostro sfortunato Paese.

Il Parlamento, in barba all’Art.11 della Costituzione, all’interno di due aule sorde e grigie, quasi all’unanimità, ha approvato l’invio di armi da guerra agli ucraini … ma davvero non si poteva tentare altro?

Dov’è è finita la nostra vocazione diplomatica?

Che fine ha fatto lo Spirito di Giorgio La Pira, il compianto Sindaco di Firenze che con i suoi sandali francescani percorse centinaia di migliaia di chilometri mettendo d’accordo, intorno ad un tavolo, vietnamiti ed americani, israeliani ed egiziani?

Tutto sembra così lontano è decadente che fa veramente tristezza al cuore.

Ma davvero pensiamo che, un colosso militare come la Russia possa essere fermato o portato al tavolo delle trattative, con l’invio di armi agli ucraini?

Molto probabilmente, invece, così facendo, indispettiremo ancora di più Mosca allontanandola da ogni possibilità di soluzione pacifica.

Poveri ucraini! popolo bellissimo e fierissimo, autenticamente attaccati alla propria Patria e per questo da me ammirati. In queste ore vengono usati dall’UE per ridare linfa e vita ad un’istituzione, quella di Bruxelles, che, negli ultimi tempi, aveva senz’altro mostrato più di una crepa unitamente a molta opacità.

Armare la mano di donne e ragazzini con bombe molotov, così come distribuire fucili ai vecchi - non è, né essere romantici, né aiutare una causa - è semplicemente consegnare alla morte certa il proprio popolo.

D’altronde, se non fosse così, non si capirebbe perché, un uomo come Gandhi, anziché usare la rivolta armata, abbia praticato la disobbedienza civile verso gli inglesi.

Semplicemente perché sapeva che, militarmente, non vi era partita, mentre, con l’esempio, si poteva ottenere di più.

Dunque a chi giova tanto interventismo da parte dell’occidente?

Ai russi non giova e di sicuro non ha giovato negli ultimi dieci anni, da quando, cioè, si è fatto di tutto per assediarli ed isolarli (avanzata ad est della NATO, varie sanzioni, sospensione dal G8, “cinturazione” del vaccino Sputnik, uscita dal trattato INF); agli ucraini non serve perché, così facendo, si riducono a dover sostenere una guerra per procura al fine di saggiare e stressare, le forze russe, con tutto ciò che ne consegue per la popolazione autoctona, senza poter ottenere, tra l’altro, la vittoria; a noi italiani non conviene, perché, in primis, siamo amici di entrambi le parti in causa, secondariamente, perché abbiamo interessi verso entrambi i Paesi; e per ultimo perché siamo maggiormente legati ai russi a seguito di antichissimi rapporti culturali, economici e strategici.

Potrebbe capitare dunque che, a seguito delle nostre sanzioni prima e del successivo invio di armi dopo:

  • Il 46% del fabbisogno nazionale di gas non ci venga mai più venduto dalla Russia, non per nostra libera scelta, ma perché sarà il Cremlino stesso a non volercelo fornire, in quanto avrà trovato un nuovo acquirente, come la Cina, disposto a realizzare un nuovo impianto che possa trasportare, verso quest’ultimo, qualcosa come 50 miliardi di metri cubi di gas;
  • Unicredit, uno dei nostri principali colossi bancari, possa fallire in quanto esposto in Russia per 14,2 miliardi di Euro, mentre tutti il sistema creditizio russo troverebbe nuova linfa nelle piattaforme cinesi;
  • Il made in Italy possa perdere inevitabilmente il 30% delle proprie commesse così come i ristoranti e gli hotel;
  • I nostri mulini possano rimanere senza il 50% del grano che macinavano in precedenza;
  • La Russia possa stringere un’alleanza militare con la Cina rendendo la terra del Celeste Impero ancora più irresistibile.

Quindi abbiamo fatto proprio un bell’affare nel seguire gli ordini di scuderia di Bruxelles, peccato però, che anche tra i nostri partner europei ci siano dei Paesi che abbiano usato la propria testa come la Spagna, ad esempio, che, come da noi proposto, non invierà armi, ma solo aiuti umanitari, o chi, al di fuori dell’UE ma saldamente membro della NATO, come la Turchia non ha sanzionato la Federazione Russa con la seguente motivazione: “Chi parla alla Russia se tutti buttano giù i ponti?

E poi ci sono i Paesi del BRIC, Brasile India e Cina che non hanno sanzionato la Russia così come  l’Egitto, la Siria, l’Iraq, l’Iran, la Serbia, la Bosnia Erzegovina, il Messico, il Venezuela, Cuba, i Paesi  dell’OSC, insomma a farla breve, metà del PIL del mondo è con Putin, ergo le misure fin qui adottate non funzioneranno se non nella misura in cui si voglia indispettire e creare uno spirito revanscista nei russi.

Viviamo tempi veramente barbari nei quali, udite, udite, in un Università italiana viene vietato lo studio di un autore come Dostoevskij perché di nazionalità russa, neanche Hitler, che i libri reputarti pericolosi li faceva bruciare, era giunto a tanto … se non fosse vero ci sarebbe da ridere, ma, ahimè, è tragicamente vero; così come è vera la notizia della cacciata di un famoso Direttore d’orchestra Russo, Vaery Gergiev, perché si è rifiutato di schierarsi contro la Guerra in Ucraina; o le tante minacce e intimidazioni subite dai cittadini russi residenti in Italia.

Non ci siamo proprio, un Paese civile, degno di questo nome, non può comportarsi così!

Bisogna abbassare i toni, creare iniziative e prerogative affinché le due Nazioni in lotta possano trovare un accordo … per il loro bene, ma anche e soprattutto, per il nostro.

Dunque, facendo seguito a quanto da noi detto in precedenza, iniziamo, nel nostro piccolo, ad essere fautori di aiuti umanitari e non spacciatori di armi.

PERTANTO, AL FINE DI AIUTARE TUTTA LA POPOLAZIONE CIVILE UCRAINA, SIA ESSA PRO ZELENSKY COME FILORUSSA, INVITIAMO IL POPOLO ITALIANO AD EFFETTURARE UNA DONAZIONE AL SEGUENTE:

CONTO CORRENTE BANCARIO: IT93H0200803284000105889169

INTESTATO A: Associazione della Croce Rossa Italiana

CAUSALE: Emergenza Ucraina

Con i soldi che invieremo saranno acquistati solo medicinali e beni di prima necessità.

VOGLIAMO ESSERE OPERATORI DI PACE, NON SPACCIATORI DI MORTE.

 

                                                                                  il Presidente

 

Signori Onorevoli Deputati,

in questo momento storico per i destini dell’umanità e della nostra Patria, come cittadino, Vi supplico di non dare ascolto alle sirene delle guerra che, sembrerà strano, cantano, non solo da Est, ma, a quanto pare, anche da Bruxelles.

Infatti se è fuor di dubbio che il nostro Paese debba rispettare rigorosamente l’Art. 11 della Costituzione - il quale recita: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” - è altresì vero che il Bel Paese ha degli obblighi nei confronti dei propri alleati e degli altri Paesi UE, ma non con le Nazioni escluse dalle sopracitate organizzazioni.

In altri termini, con i Paesi che non sono né nostri alleati ufficiali, né facenti parte dell’Unione Europea, dovrebbe valere sempre e comunque la realpolitik su ogni altra considerazione, cioè dovremmo fondare i nostri interventi esclusivamente sugli interessi del nostro Paese e sulla realtà (interna o internazionale) del momento e non sui sentimenti, le ideologie, o peggio ancora i soli principi.

Nel caso specifico l’Italia ha ottimi relazioni sia con l’Ucraina, sia con la Federazione Russa, ma è altresì vero che, tra i due Paesi pocanzi citati, i rapporti più antichi e duraturi, oltre che più forti, il nostro Paese li ha con la Russia.

Tra le Nazioni dalle quali importiamo ciò di cui abbiamo bisogno, la Russia risulta essere all’ottavo posto mentre l’Ucraina si colloca alla trentesima posizione. Se osserviamo, invece, le esportazioni scopriamo che Mosca acquista beni dall’Italia per circa 7 miliardi di Euro mentre Kiev solo 1,9 miliardi.

In altri termini sarebbe molto lesivo per noi favorire l’Ucraina a discapito della Federazione Russa.

Il tema delle sanzioni e delle relative contro sanzioni, le abbiamo già sperimentate fino a pochi giorni fa e non mi sembra che abbiano in alcun modo fiaccato il Presidente Putin, semmai hanno fatto grande danno al nostro export, soprattutto nel settore agroalimentare.

 

 

Oggi, con le nuove sanzioni, faremo un immenso danno:

  • Al nostro bisogno di approvvigionamento energetico, dipendiamo infatti per il 46% dal gas russo;
  • Al nostro bisogno di approvvigionamento di granaglie per la produzione di pasta ed altri prodotti da forno, importiamo infatti dalla Russia oltre 100 milioni di kg di grano;
  • A tutte le altre nostre esportazioni fino ad oggi non sanzionate;
  • Al nostro sistema Bancario, dove Unicredit, uno dei maggiori gruppi bancari italiani, è esposta in Russia per ben 14,2 miliardi di Euro.

Se ciò non bastasse tenete conto che le relazioni bilaterali Italia - Federazione Russa, faticosamente ricostruite dopo la Seconda Guerra mondiale hanno fatto si che il nostro Paese fosse il più spregiudicato nel blocco occidentale e questo ci ha garantito una reale e ineguagliabile autonomia energetica e geopolitica.

Lo dobbiamo certamente alla lungimiranza ed al senso della Patria di uomini come Enrico Mattei, morto, è bene ricordarlo, proprio per garantire questa nostra libertà ed autonomia ed alla realpolitik di politici come Giulio Andreotti e Bettino Craxi.

Oggi, noi, con l’autorizzazione alla cessione di armi all’Ucraina, stiamo distruggendo tutto il lavoro fatto in 70 anni di politica estera; un azione che, definirla autolesionistica, sarebbe solo un eufemismo.

È incredibile rendersi conto di come e quanto, il Parlamento italiano abbia la memoria così corta.

Quante volte la Russia ci è venuta in contro?

Voglio solo ricordare, a questo importante consesso:

  • Il contributo immenso dato dalla Russia di Putin nella ricostruzione della città dell’Aquila a seguito del sisma del 2009;
  • La mano prestata, dal Cremlino, all’allora Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante la Conferenza per la Libia di Palermo, quando, mentre i nostri alleati ufficiali (Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna) disertavano l’incontro, spuntando così la nostra azione diplomatica, la Russia, con una delegazione di tutto rispetto, si presentò all’appuntamento insieme al Generale Khalifa Haftar, salvandoci così la faccia;
  • L’incredibile contributo di uomini e mezzi, ben 17 aerei, durante la prima fase della Pandemia, dato gratis et amore dei, in sostegno della già flagellata popolazione di Bergamo.

Dov’è finito dunque lo spirito di Pratica di Mare?

Possibile che l’Italia da colomba si stia trasformando in falco?

Per fare poi cosa?

Solo danno a se stessa!

Quando c’era da inviare uomini, armi e mezzi al legittimo Governo di Serray, come da Tripoli richiestoci, non l’abbiamo fatto, ci siamo infatti limitati a mandare un ospedale da campo a Misurata, aprendo così le porte della Tripolitania ad Erdogan, ora invece che l’invio delle armi sarebbe palesemente contro i nostri interessi ci ostiniamo nel farlo come se non fossimo capaci di comprendere ciò che sta accadendo.

Per tutto quanto questo torno a supplicarVi Onorevoli Deputati: Votate NO all’invio delle armi in Ucraina.

L’Italia se in nome dell’Art.11 deve astenersi dal favorire la guerra, deve altresì inviare aiuti umanitari ai civili ucraini, accogliere i profughi, questo si … ma null’altro.

Il Presidente Putin, tempo fa, manifestò alla stampa il desiderio che fosse l’Italia a rivestire il ruolo di mediatrice in questa crisi che dura non da ieri, ma dal 2014.

Raccogliamo dunque questo invito mettendo a disposizione il nostro Paese per un Summit e coinvolgiamo il Santo Padre nell’opera di mediazione.

Infatti come disse Pio XII: “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra

 

Sono meravigliato e stupito per il servizio realizzato dagli amici di Rete8 riguardo le polemiche suscitate da un giornalino locale denominato "LACERBA", il quale sembra, sempre stando al servizio televisivo della sopraddetta emittente, abbia chiesto la revoca della cittadinanza onoraria conferita dal Comune di Loreto Aprutino a Sua Eccellenza l’Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergey Razov. Onorificenza, quest’ultima, concessa in occasione della I Giornata Regionale dell’Amicizia Italo/Russa e tenuta, presso il Castello Chiola nell’Ottobre del 2019, cioè prima dell’emergenza Covid e molto prima dell’attuale crisi ucraina.

Dunque non si capisce dove sia il nesso di casualità tra ciò che, ahimè, sta accadendo al di qua e al di là del fiume Donec e quella splendida giornata che, ha fatto incontrare, per la prima volta in Abruzzo, le istituzioni italiane (infatti non era presente solo il Comune di Loreto Aprutino ma anche altri sindaci dei comuni abruzzesi, rappresentanti: della Provincia, della Regione Abruzzo, del Parlamento italiano e anche delle forze armate italiane) con quelle russe in un tentativo di costruire un ponte che aprisse la strada agli investimenti moscoviti nel nostro territorio.

Sono esterrefatto perché, da quel momento in poi, in molti: amministratori, imprenditori o uomini di cultura, abruzzesi e non solo, hanno bussato alla mia porta per entrare in contatto con quel mondo, ed oggi che, delle situazioni spiacevolmente accorse, non certo per nostra volontà, si sono manifestate, c’è chi, in cerca di notorietà, forse cosciente della propria inconcludenza, cerca di speculare, anziché rasserenare gli animi, soffia sul fuoco, anziché favorire la pace, unico bene, quest’ultimo, veramente prezioso.

Sono sorpreso perché, Rete8 - pur parlando della mia persona - non mi ha dato la possibilità di pronunciarmi, eppure tutti hanno il i miei contatti e sanno dove trovarmi, infatti, non abito mica nella “Grotta di Gesù Bambino”.

Dico questo non perché abbia bisogno di pubblicità, quanto perché chiamato in causa e vero conoscitore dei fatti. Ma veniamo al dunque:

  1. L’Amministrazione comunale di Loreto Aprutino non ha sposato in alcun modo la politica del Presidente Putin, ha, semmai, cercato di costruire un ponte con la Russia in ambito culturale, economico e turistico;
  2. A seguito della giornata dell’Amicizia Italo Russa le istituzioni abruzzesi avevano ricevuto un importante impulso per far si che il nostro aeroporto regionale venisse collegato con uno scalo russo;
  3. A seguito di quella Giornata d’incontri presso il Castello Chiola, il Comune di Loreto Aprutino è stato invitato ufficialmente in Russia, nella cittadina di Ryazan, per un convegno che avrebbe visto presenti città legate alla tradizione della ceramica provenienti da tutto il mondo e in tale contesto si sarebbero aperte le premesse per il gemellaggio del Comune abruzzese con una città russa. Ahimè, però, a seguito del Covid, tale evento è stato annullato. Questo però non toglie che Loreto Aprutino sarebbe stata protagonista nella successiva edizione, salvo poi, ritrovarci nella crisi diplomatica che attualmente tutti noi stiamo vivendo;
  4. Prima che la pandemia bloccasse definitivamente tutte le attività, la mia Associazione stava lavorando alla II Giornata Regionale dell’Amicizia Italo/Russa. Manifestazione che, rispetto alla prima edizione, avrebbe visto anche il gemellaggio in presenza di un importante Università Russa con un omologo Ateneo Abruzzese.

Detto ciò, dove sarebbero gli estremi per revocare la cittadinanza?

Forse per eccesso di opportunità e di buona fede?

Suvvia, siamo seri.

Se dovessimo revocare la cittadinanza ad un diplomatico per eventi a lui non imputabili allora dovremmo anche restituire 9,5 milioni di Euro che il Cremlino ha donato alla Città dell’Aquila per la ricostruzione di Palazzo Ardinghelli e la Chiesa di San Bernardo, così come dovremmo restituire tutto il materiale che la Russia, gratis et amore dei, ha donato al popolo italiano, nella primissima fase della Pandemia, attraverso l’invio di famosi 17 aerei colmi di uomini e mezzi.

Suvvia, siamo seri, capisco che tra poco si tornerà al voto e che nel bailamme generale c’è chi è in cerca di pubblicità, ma essendo che siamo in presenza di una guerra in atto, chiederei, da parte degli interessati, un po' più di etica ed onestà intellettuale.

Cordialmente vostro amico.

 

Lorenzo VALLOREJA

                                                                            

L’Associazione degli Italiani Amici della Russia plaude all’iniziativa di Sua Santità, Papa Francesco, il quale, nel nome della Pace e dell’amore in Cristo, ha annullato tutti i suoi appuntamenti e si è recato all’Ambasciata della Federazione Russa, presso la Santa Sede, per chiedere al rappresentante del Cremlino, Sua Eccellenza, Alexander AVDEEV, la fine degli scontri.

Infatti, in queste ore, si fa un gran parlare di, sanzioni, operazioni militari, contro sanzioni, ecc, ecc, tutti provvedimenti che, anziché far ragionare le parti, non fanno altro che esasperare gli animi.

Osservando ciò che sta accadendo in Ucraina, cristianamente parlando, potremmo certamente affermare che: chi è senza peccato scagli la prima pietra!”.

L’instabilità in quella parte del mondo, infatti, non è iniziata pochi giorni fa, ma viene da lontano.

Nasce:

  • Dalla necessità legittima di Mosca di vedere garantita la propria Sicurezza Nazionale;
  • Dal Sacro Santo Diritto del popolo ucraino ad essere artefice del proprio destino;
  • Dal diritto delle minoranze russe, ivi presenti in Ucraina, di vedere riconosciuti i propri diritti e la propria autonomia;
  • Dal mancato rispetto degli accordi informali degli anni 90 del secolo scorso che prevedevano l’impossibilità dell’allargamento della NATO ad Est del fiume Oder;
  • Dal fatto che la NATO, pur conoscendo le contrarietà manifestata apertamente dalla Russia, ha prima lusingato e poi illuso, l’Ucraina, facendole così abbandonare la strada della cosiddetta finlandizzazione del proprio territorio che tanti dolori le avrebbe di certo evitato in questi anni.

Ora che il dado è ormai tratto - davanti ai morti che continuamente sono stati sepolti dal 2014 ad oggi - a poco servono le accuse e gli epiteti lanciati tanto da una parte quanto dall’altra, specie se, a farne le spese, come sempre, sarà solo il popolo comune.

 Perciò, riprendendo la nostra iniziativa dell’Aprile 2021 - con la quale scrivemmo una Lettera indirizzata sia al Presidente Putin, che al Presidente Biden, così come al Premier Mario Draghi, quanto, anche, al Santo Padre, per far si che si tenesse in Italia, un vertice tra le parti, per la pace in Ucraina, con la supervisione di Papa Francesco – TORNIAMO A CHIDERE:

  1. AL PREMIER MARIO DRAGHI DI METTERE A DISPOSIZIONE IL NOSTRO PAESE PER QUESTO VERTICE;
  2. AL SANTO PADRE DI METTERE A DISPOSIZIONE LA PROPRIA PERSONA IN QUALITA’ DI GARANTE DI QUESTI ACCORDI;

Chiaramente, affinché ciò sia possibile, chiediamo all’Italia di defilarsi, in questo momento storico, dal fronte occidentale in merito alle sanzioni o eventuali invii di truppe ad est, giacché, se il popolo italiano è ormai stanco, dopo due anni di emergenza legata alla pandemia e fiaccato oltremodo dall’impennata dei prezzi e tariffe, le popolazioni slave che vivono al di qua ed al di là del fiume Donec, sono letteralmente stufe di tante tribolazioni e restrizioni e non è che, con il voler imporre la propria verità, si possa chiedere di trattare.

Infatti, come disse Papa PIO XII: “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra”.

Il 24 febbraio 2022 l’ambasciatore della Russia in Italia S.S. Razov è stato convocato al Ministero degli esteri dal segretario generale del dicastero E. Sequi.

Nell’ambito dell’incontro, la parte italiana ha illustrato la posizione dei vertici del paese in merito a quanto avviene in Ucraina.

Per parte sua, l’ambasciatore S. Razov, sulla base dell’appello fatto dal Presidente V.V.Putin, ha spiegato i retroscena e le cause della situazione creatasi in Ucraina e illustrato le intenzioni della parte russa relativamente all’operazione militare speciale.

L’ambasciatore ha espresso l’auspicio che rispetto alla situazione ucraina, l’Italia mantenga quella politica ponderata che tradizionalmente caratterizza le relazioni bilaterali tra Russia e Italia.

L’ambasciatore Razov ha chiesto alla parte italiana di garantire al dovuto livello la sicurezza di tutti i cittadini russi che si trovano in territorio italiano, compreso il personale delle missioni diplomatiche della Federazione Russa.

Il segretario generale del Ministero ha promesso la propria collaborazione tramite i competenti organi italiani

la nostra Associazione vuole rendere omaggio a questa pietra miliare della scrittura con questo bell'articolo redatto dal nostro Consigliere agli Interscambi Culturali, Antonio Martino.

Esattamente duecento anni fa, l’undici novembre 1821 sotto il regno di Alessandro I nasceva a Mosca Fedor Michailovic Dostoevskij, che a San Pietroburgo moriva, circa un mese prima dell’assassinio a opera dei  populisti-nichilisti di Alessandro II (l’abolitore della servitù della gleba).

Non so se la parabola terrena del sommo romanziere si concluse a poca distanza dal Palazzo d’ Inverno nei pressi del quale lo sventurato zar fu dilaniato dall’ esplosivo assieme a cavalli e altre persone: in tal caso, se fosse vissuto poche altre settimane un rombo gli avrebbe sicuramente confermato la validità della profezia de I Demoni sul veleno della società moderna, anche di quella più apparentemente refrattaria alla occidentalizzazione liberale come quella russa. Veleno presente in modo diverso sia nei ranghi del Potere che tra le ombre della Rivolta.

E lui, non ne sapeva qualcosa con la maldestra adesione a una società segreta non molto sovversiva che comunque gli valse l’agghiacciante esperienza della “grazia sovrana” (chiaramente già pianificata) ma solo dinanzi al plotone di esecuzione ?

Delitto e castigo (1866)L’ Idiota (1869), I demoni (1872) e I fratelli Karamazov (1880). Sono solo qualcuno dei suoi capolavori, tra i più universalmente noti e suggestivi, saccheggiati da cinema e televisione che ne hanno tentato riduzioni davvero minimali. Con Dostoevskij e il romanzo russo  dell’Ottocento in generale, la capacità di scandagliare l’animo umano arriva a livelli straordinari, quasi paradossalmente disturbanti e assolutamente pari se non superiori alla letteratura francese di uno Stendhal, di un Balzac, di un Flaubert, di un Hugo.

Se il conte Tostoj scivolò progressivamente verso il modernismo e il pacifismo, già abbastanza visibili nell’ immenso Guerra e Pace, Dostoevski non si fece contagiare dall’ occidentalismo, pur non essendo certo diventato un fanatico zarista. Lo fu per fatti concludenti, non per proclami che suonassero come abiure inutilmente umilianti. Gli interessò soprattutto l’Uomo e l’Altro: cioè Dio e in particolare Cristo.

E la sua mentalità intimamente “imperiale” la si desume anche dalla incomprensione della nostra unità nazionale, sembrandogli assurdo che Roma, da capitale di un potere universale si abbassasse a capitale di uno stato di secondo ordine.

Mi è capitato di leggere un curioso accostamento del tenente Colombo all’investigatore di Delitto e Castigo. Sia nel romanzo che nella famosa serie TV americana, il colpevole dell’uccisione dell’usuraia è già noto: straordinaria la modernità del grande russo che assieme al Poe del Delitti della Rue Morgue, parrebbe, credo involontariamente, tra gli antesignani del genere poliziesco letterario.

Moderno, affascinante, e cibo per animi sanamente inquieti e non omologati, il grande moscovita.

Meditiamo questa frase tratta da Memorie dal sottosuolo: „Ogni uomo ha dei ricordi che racconterebbe solo agli amici. Ha anche cose nella mente che non rivelerebbe neanche agli amici, ma solo a sé stesso, e in segreto. Ma ci sono altre cose che un uomo ha paura di rivelare persino a se stesso, e ogni uomo perbene ha un certo numero di cose del genere accantonate nella mente.

 

Stimato Direttore,

ha richiamato la nostra attenzione l'ampio articolo intitolato "Bergamo, virus, spie e vaccini" pubblicato sul Suo quotidiano il 20 giugno, in cui il giornale ripercorre i fatti di marzo-aprile 2020, quando un gruppo di medici virologi ed esperti disinfettatori russi ha operato nel Nord Italia.

Tre righe e mezzo dell’articolo contengono l'ammissione che "i soldati russi a Bergamo hanno fornito assistenza concreta, curando decine di pazienti, durante le ore più buie della storia recente e disinfettando decine di centri per anziani". Le restanti quasi 500 sono una congerie di invenzioni sul contenuto reale di quella che sarebbe stata una missione militare dell’intelligence russo nello spirito delle "guerre ibride", "una campagna di disinformazione e propaganda", con addirittura elementi della "competizione per riscrivere la mappa geopolitica del pianeta". Tentare un’analisi dettagliata di tutta questa serie di invenzioni sarebbe una perdita di tempo. Prendiamo in considerazione solo alcuni fatti.

Ricordo bene come un anno fa questo stesso giornale e un certo numero di altri media italiani cercò, senza alcuna prova, di individuare la natura spionistica della nostra missione che avrebbe tentato di ottenere informazioni sulle strutture militari italiane e della NATO a Bergamo e Brescia, dove erano impegnati i nostri specialisti. I chiarimenti in merito al fatto che quelle aree erano state individuate dalle autorità italiane sono stati semplicemente ignorati. C'è voluto più di un anno perché gli autori di "La Repubblica" ammettessero finalmente quello che era ovvio e cioè che le strutture militari italiane e della NATO, come è risultato, non erano l’obiettivo della nostra missione umanitaria (pare non siano avvezzi a scusarsi per la palese disinformazione, attivamente diffusa nella primavera del 2020).

Ma, come si dice, ciò che è storto non si può raddrizzare (Ecclesiaste 1:15). Ora gli scrittori di "La Repubblica" ci attribuiscono la colpa di aver inviato in Italia
i nostri migliori medici virologi ed epidemiologi, dotati di grande esperienza (è vero, ne abbiamo orgogliosamente parlato fin dall'inizio), di aver utilizzato sul posto un moderno laboratorio mobile, che avrebbe analizzato "la struttura genetica del virus e inviato i dati a Mosca con il sistema satellitare di comunicazione criptata". Sì, anche allora abbiamo parlato di questo laboratorio mobile che era impegnato esclusivamente nel monitoraggio della salute del contingente, nella messa a punto delle metodiche e delle dosi di protezione immunitaria, nell'analisi PCR e nella genotipizzazione. (A proposito, effettivamente abbiamo registrato casi di infezione da coronavirus tra i nostri militari che hanno lavorato nelle zone più pericolose d'Italia). Di quali altri compiti e possibilità nascoste di questo laboratorio possono parlare gli autori, se loro stessi ammettono che nessun estraneo ha potuto accedervi.

Poi, l'affermazione forse più ridicola e sacrilega dell’articolo: "il vaccino Sputnik V è nato dal virus italiano". (I russi hanno rubato il COVID italiano?!) Gli autori cercano di tracciare un legame causale e temporale diretto tra il lavoro della nostra missione e l'invenzione del vaccino russo. E cioè: i dati clinici acquisiti in Italia "con un’operazione di spionaggio" avrebbero permesso ai nostri specialisti di produrre un vaccino nel più breve tempo possibile. I conti non tornano. Fonti sanitarie e militari in Italia - dice il giornale - confermano che "i russi non erano autorizzati a portare campioni e provette fuori dagli ospedali dove curavano i pazienti". Inoltre, la Russia ha iniziato a testare lo Sputnik V su volontari già a giugno e ad agosto questo vaccino è stato il primo al mondo ad essere certificato. È chiaro anche a un profano che l’invenzione del vaccino non poteva che essere
il risultato di molti anni di ricerca su altre malattie virali.

È assolutamente ovvio che il lavoro eroico dei nostri militari in Italia, durato ben 46 giorni, ha fornito una certa esperienza nella comprensione del pericolo di questa malattia, della velocità e delle peculiarità della diffusione dell'infezione, arrivata in Russia, com’è noto, tre o quattro settimane dopo l'Italia. E questa esperienza è stata debitamente utilizzata per sviluppare le nostre misure contro
la pandemia. Ma dove sarebbe qui il crimine?! Si tratta di un percorso di collaborazione assolutamente naturale e generalmente accettato, che peraltro prosegue ancora oggi. Al momento, l'Istituto Spallanzani di Roma sta conducendo studi clinici scientificamente importanti sul vaccino Sputnik V con la partecipazione di specialisti russi. Altre prove sono previste nell'ambito del rispettivo Memorandum di cooperazione firmato nell'aprile di quest'anno. Se il giornale Repubblica dedicasse anche solo un centesimo del suo voluminoso materiale a tale lavoro comune, volto a combattere l'epidemia, a nostro parere offrirebbe un servizio migliore e più interessante ai lettori dell’autorevole quotidiano.

E infine, un'ultima cosa. Gli autori definiscono Bergamo "un campo di prova per nuovi conflitti ibridi". Noi invece partiamo dall’assunto che questo è il luogo in cui al popolo italiano in difficoltà i vertici e il popolo della Russia hanno disinteressatamente dato una mano. Qui sta la principale divergenza con la redazione del giornale, la cui politica provoca la nostra reazione a questo genere di informazioni.

L’Ambasciatore della Russia in Italia