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Stimato Direttore,

ha richiamato la nostra attenzione l'ampio articolo intitolato "Bergamo, virus, spie e vaccini" pubblicato sul Suo quotidiano il 20 giugno, in cui il giornale ripercorre i fatti di marzo-aprile 2020, quando un gruppo di medici virologi ed esperti disinfettatori russi ha operato nel Nord Italia.

Tre righe e mezzo dell’articolo contengono l'ammissione che "i soldati russi a Bergamo hanno fornito assistenza concreta, curando decine di pazienti, durante le ore più buie della storia recente e disinfettando decine di centri per anziani". Le restanti quasi 500 sono una congerie di invenzioni sul contenuto reale di quella che sarebbe stata una missione militare dell’intelligence russo nello spirito delle "guerre ibride", "una campagna di disinformazione e propaganda", con addirittura elementi della "competizione per riscrivere la mappa geopolitica del pianeta". Tentare un’analisi dettagliata di tutta questa serie di invenzioni sarebbe una perdita di tempo. Prendiamo in considerazione solo alcuni fatti.

Ricordo bene come un anno fa questo stesso giornale e un certo numero di altri media italiani cercò, senza alcuna prova, di individuare la natura spionistica della nostra missione che avrebbe tentato di ottenere informazioni sulle strutture militari italiane e della NATO a Bergamo e Brescia, dove erano impegnati i nostri specialisti. I chiarimenti in merito al fatto che quelle aree erano state individuate dalle autorità italiane sono stati semplicemente ignorati. C'è voluto più di un anno perché gli autori di "La Repubblica" ammettessero finalmente quello che era ovvio e cioè che le strutture militari italiane e della NATO, come è risultato, non erano l’obiettivo della nostra missione umanitaria (pare non siano avvezzi a scusarsi per la palese disinformazione, attivamente diffusa nella primavera del 2020).

Ma, come si dice, ciò che è storto non si può raddrizzare (Ecclesiaste 1:15). Ora gli scrittori di "La Repubblica" ci attribuiscono la colpa di aver inviato in Italia
i nostri migliori medici virologi ed epidemiologi, dotati di grande esperienza (è vero, ne abbiamo orgogliosamente parlato fin dall'inizio), di aver utilizzato sul posto un moderno laboratorio mobile, che avrebbe analizzato "la struttura genetica del virus e inviato i dati a Mosca con il sistema satellitare di comunicazione criptata". Sì, anche allora abbiamo parlato di questo laboratorio mobile che era impegnato esclusivamente nel monitoraggio della salute del contingente, nella messa a punto delle metodiche e delle dosi di protezione immunitaria, nell'analisi PCR e nella genotipizzazione. (A proposito, effettivamente abbiamo registrato casi di infezione da coronavirus tra i nostri militari che hanno lavorato nelle zone più pericolose d'Italia). Di quali altri compiti e possibilità nascoste di questo laboratorio possono parlare gli autori, se loro stessi ammettono che nessun estraneo ha potuto accedervi.

Poi, l'affermazione forse più ridicola e sacrilega dell’articolo: "il vaccino Sputnik V è nato dal virus italiano". (I russi hanno rubato il COVID italiano?!) Gli autori cercano di tracciare un legame causale e temporale diretto tra il lavoro della nostra missione e l'invenzione del vaccino russo. E cioè: i dati clinici acquisiti in Italia "con un’operazione di spionaggio" avrebbero permesso ai nostri specialisti di produrre un vaccino nel più breve tempo possibile. I conti non tornano. Fonti sanitarie e militari in Italia - dice il giornale - confermano che "i russi non erano autorizzati a portare campioni e provette fuori dagli ospedali dove curavano i pazienti". Inoltre, la Russia ha iniziato a testare lo Sputnik V su volontari già a giugno e ad agosto questo vaccino è stato il primo al mondo ad essere certificato. È chiaro anche a un profano che l’invenzione del vaccino non poteva che essere
il risultato di molti anni di ricerca su altre malattie virali.

È assolutamente ovvio che il lavoro eroico dei nostri militari in Italia, durato ben 46 giorni, ha fornito una certa esperienza nella comprensione del pericolo di questa malattia, della velocità e delle peculiarità della diffusione dell'infezione, arrivata in Russia, com’è noto, tre o quattro settimane dopo l'Italia. E questa esperienza è stata debitamente utilizzata per sviluppare le nostre misure contro
la pandemia. Ma dove sarebbe qui il crimine?! Si tratta di un percorso di collaborazione assolutamente naturale e generalmente accettato, che peraltro prosegue ancora oggi. Al momento, l'Istituto Spallanzani di Roma sta conducendo studi clinici scientificamente importanti sul vaccino Sputnik V con la partecipazione di specialisti russi. Altre prove sono previste nell'ambito del rispettivo Memorandum di cooperazione firmato nell'aprile di quest'anno. Se il giornale Repubblica dedicasse anche solo un centesimo del suo voluminoso materiale a tale lavoro comune, volto a combattere l'epidemia, a nostro parere offrirebbe un servizio migliore e più interessante ai lettori dell’autorevole quotidiano.

E infine, un'ultima cosa. Gli autori definiscono Bergamo "un campo di prova per nuovi conflitti ibridi". Noi invece partiamo dall’assunto che questo è il luogo in cui al popolo italiano in difficoltà i vertici e il popolo della Russia hanno disinteressatamente dato una mano. Qui sta la principale divergenza con la redazione del giornale, la cui politica provoca la nostra reazione a questo genere di informazioni.

L’Ambasciatore della Russia in Italia

Oggi 12 giugno è la Festa Nazionale della Federazione Russa o se preferite "Festa della Bandiera".

Questa ricorrenza viene festeggiata ogni anno dal 1992 e celebra l'adozione della Dichiarazione di Sovranità Statale della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa.

La dichiarazione ha segnato l'inizio della riforma costituzionale nello stato sovietico russo e la proclamazione della sovranità della Federazione, oltre che l'indipendenza della Russia.

Non potevamo quindi che congraturarci con i nostri amici russi, sperando, per il prossimo anno, di ritrovarci nuovamente in Ambasciata, a Villa Abameleck, per festeggiare tutti insieme questa fausta giornata.

Voglio inoltre ricordare a tutti gli amministratori locali che collaborano con la nostra associazione, agli iscritti ed ai simpatizzanti, la tavola rotonda di oggi pomeriggio, in modalità webinar sul tema: "Incontro Putin/Biden - prospettive di dialogo tra due superpotenze nel III millennio", per la quale avete ricevuto in posta elettronica debito invito con relativo link di collagamento

il Presidente

Lorenzo Valloreja

 

Nella giornata del 18 maggio 2021, questa Associazione ha ricevuto una lettera di ringraziamento, da parte dell’Ambasciata della Federazione Russa in Italia, la quale si è espressa per conto del proprio Governo, in merito alla nostra iniziativa volta a tenere il vertice bilaterale tra Russia e Stati Uniti in territorio italiano.

A tal riguardo il Presidente dell’Associazione degli italiani amici della Russia, Lorenzo Valloreja, si è così espresso: <<Sono molto lusingato per questo che è senz’altro un attesto di stima verso il nostro operato. Tuttavia ciò che mi ha reso veramente felice è l’aver avuto conferma, attraverso la missiva dell’Ambasciata, del fatto che, al di là di tutte le polemiche lette sugli organi di stampa occidentali, la Federazione Russa sia fattivamente in campo per la normalizzazione dei rapporti con Washington. Nella lettera in questione, infatti, i diplomatici russi non hanno esitato nel definire “positiva l’iniziativa del Presidente Statunitense J. Biden atta ad organizzare il summit con il Presidente Russo V.V. Putin”. Inoltre, stando sempre alla lettera dell’Ambasciata, è altrettanto evidente, che il Cremlino stia tuttora “esaminando la situazione corrente per prendere la rispettiva decisione sull’eventuale luogo e data dell’incontro”. Quindi, la porta è letteralmente aperta anche per una soluzione italiana. Se a ciò sommiamo anche la dichiarazione del Presidente dell'Ucraina - Vladimir Zelensky, il quale, una decina di giorni dopo la nostra missiva indirizzata ai potenti della terra, riprese la proposta in questione chiedendo, alle parti in causa, la mediazione del Vaticano - la cosa si fa sempre più positiva. D’altronde, se tutti vogliono dialogare e tutti vogliono la pace, la crisi non potrà che risolversi in breve tempo con grande sollievo per tutta la comunità internazionale.>>

CLICCANDO QUI E' POSSIBILE VISIONARE LA LETTERA DELL'AMBASCIATA

Sono contento che la proposta della organizzazione che mi onoro di presiedere, l'Associazione degli italiani amici della Russia, sia presa nella debita considerazione dal Presidente dell'Ucraina, Vladimir Zelensky. Ricorderete, infatti, quando, giorni fa, scrissi di mio pugno al Santo Padre, a Biden, a Putin ed a Draghi, chiedendo la mediazione del Vaticano in merito alla crisi ucraina. È sempre un bene, in queste circostanze, che a prevalere sia la diplomazia piuttosto che la forza militare. Il mondo, e con esso noi tutti, attende impaziente.

 

 

 

https://it.sputniknews.com/mondo/2021042810471253-zel..

Mentre in Italia e nel mondo, continua ad imperversare una delle più grandi emergenze sanitarie ed economiche degli ultimi 100 anni - ed in conseguenza di ciò l’opinione pubblica è quasi tutta assorbita rispetto a queste dinamiche - ad est, nella regione ucraina, si sta consumando una delle più gravi crisi politiche che abbiano mai visto coinvolti gli Stati Uniti e la Federazione Russa.

Tale situazione desta molta apprensione perché l’esito della stessa è del tutto imprevedibile data la forte spinta antirussa impressa dal neopresidente statunitense, Joe Biden, alla politica estera americana e data l’altrettanto determinata posizione russa nel voler mantenere, in quella determinata area, la propria plurisecolare influenza.

Su tale vicenda il Presidente dell’Associazione degli italiani amici della Russia, Lorenzo Valloreja, nelle giornate del 17, 18 e 19 aprile 2021 ha inviato 4 lettere, in lingua, indirizzate rispettivamente: al Presidente Biden, al Presidente Putin, al Premier Italiano Draghi ed a Sua Santità Papa Francesco.

Tali messaggi sono stati fatti pervenire agli interessati attraverso: il “DICASTERO PER LA COMUNICAZIONE” per quel che concerne il Santo Padre, via PEC al Presidente del Consiglio italiano, e attraverso gli indirizzi di posta elettronica ufficiali per quel che riguarda il Presidente russo ed il proprio omologo americano.

Nelle missive indirizzate a questi potenti il Presidente dell’Associazione degli Italiani amici della Russia ha fatto presente come: “il mondo intero stia vivendo una delle peggiori pagine della propria storia e l’umanità intera di tutto avrebbe bisogno, in questo momento cruciale, fuorché di nuove tensioni, dimostrazioni di forza e men che meno, di un nuovo conflitto su vasta scala” al contrario, ha continuato Valloreja: “noi tutti, abbiamo solo bisogno di tornare ad incontrarci, essere uniti, circolare, commerciare, in altre parole, di poter tornare a vivere in pace”.

Perciò umilmente ma coraggiosamente, l’Associazione degli Italiani amici della Russia ha chiesto, sia a Biden che a Putin, di:

  • Modificare il “formato” dell’eventuale “incontro risolutore”, cioè di passare da un bilaterale Stati Uniti – Federazione Russa ad un incontro a 4, coinvolgendo sia l’Italia che il Vaticano;
  • Individuare quale figura moderatrice dell’incontro Sua Santità, Papa Francesco;
  • Scegliere quale Paese terzo il territorio della Repubblica Italiana.

 

Tali innovazioni che si suggeriscono sono dovute, secondo Valloreja, al fatto che “si potrebbe correre il rischio di non trovare una soluzione perché tali e tante solo le divergenze … che, francamente, sembrano insormontabili.

L’Italia, sempre secondo il Presidente dell’Associazione degli italiani amici della Russia, sarebbe la sede più opportuna in quanto è da sempre “Paese cerniera tra Washington e Mosca”.

Riguardo poi la mediazione del Papa è fuor di dubbio che Sua Santità “è la massima autorità morale per i cristiani ed in questa circostanza i due Paesi da far sedere intorno ad un tavolo sono entrambi a maggioranza cristiana, certo non cattolica ma pur sempre credenti nello stesso Salvatore.

In merito alla possibilità di tenere questo importante vertice in Italia, il Presidente Valloreja, rivolgendosi a Draghi, ha chiesto che esso venga tenuto presso la propria regione natia in quanto “l’Abruzzo è notoriamente una terra di Pace, come testimoniano le spoglie del nostro Celestino V e i tanti eremi presenti in loco. Inoltre, in essa, vi è una città di mare, Ortona, che ha visto una delle più terribili battaglie combattute, durante il Secondo Conflitto Mondiale, tanto da meritarsi l’appellativo di “Stalingrado” d’Italia”.

Dunque, quale miglior luogo simbolico, di quello abruzzese?

Incalzando poi il Premier italiano, il Presidente dell’Associazione ha sottolineato come: ”Durante i suoi primi due mesi di Governo Lei ha fatto di tutto per ribadire il saldo posizionamento del nostro Paese all’interno della NATO e forse anche per questo, nel marzo del corrente anno, ha affermato che: “Con la Russia bisogna essere franchi ed espliciti sulle violazioni dei diritti umani” , ma forse, a mio modesto parere, per il bene della nostra Nazione, a livello strategico/economico, e di tutti noi singoli cittadini, la linea da tenere non sarebbe dovuta essere quella di un supino appiattimento su posizioni ortodossamente atlantiste, quanto su quelle di un rinnovato slancio delle relazioni scaturite a seguito del summit di Pratica di Mare del 2002.

A conclusione delle missive Valloreja ha lasciato a tutti e quattro questi leader la seguente riflessione: “Ora, francamente, non è il tempo di sanzioni, non è il tempo di grandi manovre militari, ora è il tempo di unire, almeno per un breve lasso di tempo, l’umanità tutta per sconfiggere il flagello che sta devastando le vite di cinque continenti … la pace senz’altro non è un esercizio che va affrontato in solitaria ma è un atto corale … Cercare il colpevole, cioè risalire a chi, per primo, abbia innescato questa escalation, non è cosa certo semplice, fatto sta che, se l’umanità in futuro vorrà vivere in pace, essa, di certo, non potrà essere imposta con un atto unilaterale o monodirezionale ma dovrà senz’altro essere perseguita attraverso degli accordi multipolari.

Qui di seguito toverete copia dei file delle lettere inviate

Lettera di supplica al Santo Padre

Lettera di supplica al Presidente Putin

Lettera di supplica al Presidente Biden

Lettera di supplica a Draghi

La Russia non vuole imporre lo Sputnik V a nessuno, non c'è alcuna "operazione diplomatico-propagandistica" in corso, semmai la volontà di condividere un vaccino ritenuto efficace perché qui si tratta "della vita e della salute dei cittadini" e "la lotta alla pandemia richiede convergenza e unione delle forze". L'ambasciatore della Federazione russa Sergey Razov, in un'intervista esclusiva all'ANSA, interviene dopo le polemiche seguite all'annuncio della prossima produzione dello Sputnik in Lombardia da parte dell'azienda italo-svizzera Adienne Pharma&Biotech.

Caro signor Presidente,

Cari colleghi

Sono lieto di avere l'opportunità di rivolgermi a questo autorevole forum.

Il 2020 è stato un anno difficile sotto ogni aspetto. Le tendenze distruttive per abbattere i regimi internazionali esistenti di controllo delle armi, disarmo e non proliferazione si sono intensificate, le tensioni e i deficit di fiducia tra gli Stati membri delle Nazioni Unite sono aumentate. Sfortunatamente, gli Stati Uniti hanno continuato a sostituire il diritto internazionale e la centralità dell'ONU con un "ordine globale basato sulle regole" dettato da Washington. Dopo il ritiro del 2018 dal piano d'azione globale congiunto sul programma nucleare iraniano e lo smantellamento del trattato sui missili a raggio intermedio e corto nel 2019 nel 2020. Gli Stati Uniti hanno preso la decisione, minacciosa a livello internazionale, di lasciare il Trattato dei Cieli Aperti.

Un altro fattore che ha complicato il lavoro in tutte le piattaforme multilaterali, compresa la Conferenza sul disarmo, è stata la pandemia di coronavirus. Praticamente tutti i canali di comunicazione e interazione diplomatica tradizionale sono stati paralizzati.

Alcuni segnali di speranza sono emersi solo quest'anno. Prima di tutto, intendo la recente estensione del trattato sulle armi strategiche offensive, che rimane un elemento fondamentale della stabilità strategica e della sicurezza internazionale. Così, il livello appropriato di prevedibilità nelle relazioni tra la Russia e gli Stati Uniti, che possiedono i più grandi arsenali nucleari, è stato assicurato per i prossimi anni. Inoltre, sono state gettate le basi per ulteriori negoziati sul controllo delle armi con la considerazione obbligatoria di tutti i fattori che influenzano la stabilità strategica.

Garantire la moderazione nella sfera missilistica nel contesto della fine del trattato INF rimane una questione di fondamentale importanza. "La nostra offerta rimane in vigore: non schiereremo tali missili terrestri in regioni in cui non sono dispiegati simili missili di fabbricazione statunitense. Chiediamo agli Stati membri della NATO di adottare misure reciproche simili. Le nostre esatte proposte sulle misure di verifica reciproca sono ben note.

La minaccia di una corsa agli armamenti nello spazio sta crescendo. Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno iniziato l'attuazione pratica del corso sull'uso dello spazio vicino alla Terra per condurre operazioni di combattimento (anche offensive) e lo spiegamento di sistemi di armi d'urto lì. La Federazione Russa si è impegnata a impegnarsi nell'uso non discriminatorio e nell'esplorazione dello spazio esterno per scopi pacifici. C'è ancora una possibilità di elaborare misure legalmente vincolanti universalmente accettabili che potrebbero prevenire un confronto violento nello spazio esterno. Il progetto di trattato russo-cinese sulla prevenzione del posizionamento di armi nello spazio esterno e la minaccia o l'uso della forza contro gli oggetti spaziali, presentato qui alla Conferenza sul disarmo, è una buona base per questo.

La Russia continuerà a dare un forte contributo pratico al disarmo dei missili nucleari. Ulteriori progressi su questa strada richiederanno il coinvolgimento di tutti gli Stati che possiedono capacità nucleari militari, in particolare il Regno Unito e la Francia. La Russia è aperta al dialogo multilaterale, che dovrebbe essere condotto su base consensuale, rispettando gli interessi legittimi di tutte le parti e con il loro consenso.

"Sosteniamo costantemente la necessità che Russia, Stati Uniti e altri membri dei "cinque nucleari riaffermino la formula fondamentale che non può esserci un vincitore in una guerra nucleare, e che un tale guerra non dovrebbe mai essere scatenata. Ho ripetuto questa proposta al Segretario di Stato Antony Blinken nella nostra conversazione telefonica del 4 febbraio di quest'anno.

Riteniamo inaccettabile che la NATO mantenga le sue 'missioni nucleari congiunte', che contraddicono il Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari. Il tessuto nucleare americano deve essere restituito al territorio degli Stati Uniti e le infrastrutture straniere per il loro dispiegamento deve essere eliminato.

L'evento centrale dell'anno sarà la conferenza di revisione del TNP, uno strumento giuridico internazionale chiave nel campo della non proliferazione e del disarmo nucleare e uno dei fondamenti dell'ordine mondiale moderno. Tutti gli Stati parte del TNP devono fare il massimo per assicurare che la conferenza di revisione contribuisca a rafforzare il trattato. È necessario unire gli sforzi per consolidare tutti e tre i pilastri del TNP (non proliferazione, disarmo, uso pacifico dell'energia nucleare) nella loro armoniosa interconnessione.

Le questioni della creazione di una zona libera da armi nucleari e da altre armi di distruzione di massa e dai loro vettori in Medio Oriente e la situazione del programma nucleare iraniano dovrebbero essere affrontate in modo costruttivo nel contesto della revisione del TNP. Esortiamo tutti, specialmente la nuova amministrazione statunitense, a intensificare gli sforzi in queste aree importanti per la comunità mondiale.

La situazione nell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche deve essere rettificata.

Russian Foreign Ministry - МИД России

 

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All’Attenzione del

Presidente del Consiglio dei Ministri

Prof. Mario Draghi

 

LETTERA  APERTA

 

 

Eccellenza,

dalle Sue dichiarazioni in Senato ho appreso, con vivo interesse, che il Suo Esecutivo si adopererà per alimentare meccanismi di dialogo con la Federazione Russa” e nel complimentarmi con Lei per aver superato brillantemente la prova del voto di fiducia, a nome dell’organizzazione che mi onoro di presiedere, l’Associazione degli Italiani Amici della Russia, mi permetto di segnalarLe la necessità di far si che anche il popolo italiano possa usufruire del famoso vaccino denominato Sputnik V.

Tale esigenza è data dal fatto che, indubbiamente, le diverse varianti del Covid stanno letteralmente mettendo in ginocchio il nostro sistema sanitario, il quale soffre, tra le altre cose, anche a causa di uno scarso approvvigionamento di vaccini.

Riguardo questi ultimi vi è poi da segnalare un numero notevole di reazioni avverse verificatesi in Germania a seguito della somministrazione dell’antidoto della AstraZeneca.

A questo punto viene da chiedersi perché, se è così fondamentale vaccinarsi, non si consenta ai cittadini di poterlo fare anche con un vaccino come quello realizzato dall’Istituto Gamaleya di Mosca, che, allo stato attuale, per, costo, capacità di conservazione e reazione avverse, sembra dare risultati di gran lunga superiori rispetto a tutti gli altri competitor del settore.

È di queste ore, tra l’altro, la notizia che la Repubblica di San Marino ha siglato un protocollo d’intesa per l'acquisto dello Sputnik V, sarebbe pertanto un grande smacco per il nostro Paese sapere che un piccolo Stato, come la Repubblica del “Titano”, ha più mezzi e soluzioni, di noi.

Signor Primo Ministro, noi ci permettiamo di auspicare che voglia adoperarsi in sede Europea affinché l’EMA approvi, nel più breve tempo possibile, il vaccino russo e spero che il suo Governo voglia spendersi per garantire la libertà di cura di ogni singola persona.

Principio, quest’ultimo, secondo il quale nessuno Stato può imporre ad un libero cittadino un determinato vaccino, ma, semmai, potrebbe, al contrario, solo garantire che ogni individuo abbia la possibilità di scegliere quale “antidoto” farsi somministrare.

Certo che le mie parole saranno prese da Lei nella giusta considerazione cordialmente La saluto.

Pescara lì 20/02/2021                                                                  il Presidente