In questi ultimi tempi, in Italia, si è tornati a fare un gran parlare delle ingerenze russe, argomentazioni, queste ultime, che, seppur puntualmente smentite, sono pur sempre servite a creare quel clima di sospetto e diffidenza, verso certa classe politica, per distogliere l’attenzione dai reali problemi del Paese e alimentare la russofobia tanto cara in quel di Washington.
Così, mentre il mainstream è stato impegnato a gridare al lupo al lupo, nessuno si è accorto, in Italia e in Europa, di chi realmente stesse compiendo ingerenze, influenzando, così, non solo la politica estera di chi è rimasto vittima di queste azioni, ma, anche le scelte economiche della Nazione malcapitata.
Con le fughe di gas occorse nelle giornate del 26 e 27 settembre 2022, prima al Nord Stream2 e poi al Nord Stream1, è il caso, ad esempio, della Germania di Scholz.
Berlino, infatti, al di là della retorica europeista, dipende tutt’ora, per il 55%, dalle forniture di gas naturale russo ed è per questo motivo che, pur essendo cambiati negli anni le maggioranze ed i governi che ne hanno determinato l’azione, è stata sempre molto restia a formulare nuove sanzioni contro il Cremlino, così come ha palesato, in più di un’occasione, la propria avversione ad un tetto massimo sul prezzo del gas.
Certo, i tedeschi odiano i russi e viceversa, ma in questo frangente, fino ad oggi, ha sempre vinto la realpolitik perché sanno benissimo di essere complementari sul piano strategico.
Pertanto, alla faccia della NATO e degli Stati Uniti, nonostante le minacce della Casa Bianca, il Nord Stream2 è stato portato a completamento nel settembre del 2021, salvo poi, a causa della Guerra in Ucraina, non rendere operativa questa condotta, ma l’opera era lì, pronta ad essere usata in tempi migliori.
Questo gasdotto è il gemello di un’altra linea precedentemente realizzata e resa operativa: il Nord Stream1. Quest’ultima è in grado di alimentare ben 25 milioni di abitazioni ed il progetto di questi due “tubi” fu fortemente contrastato sia dall’amministrazione Obama che dalla successiva presidenza Trump in quanto, in essa, gli Stati Uniti vedevano una perdita di egemonia sul vecchio continente.
Addirittura, l’ossessione americana per queste opere arrivò al punto tale che nell’agosto 2020, Tom Cotton, Ron Johnson e Ted Cruz, tre in fluentissimi senatori americani del Partito Repubblicano – tra i quali Cruz è stato anche candidato alle primarie per l’elezione del Presidente degli Stati Uniti nel 2016 – indirizzarono una lettera a Frank Kracht, Sindaco, all’epoca, di Sassnitz, una piccola città portuale di appena 10mila abitanti, situata a Nord-Est dell’isola di Rugen, Germania, con la quale lo minacciavano di durissime rappresaglie se avesse continuato ad ospitare nel porticciolo della propria cittadina le navi che stavano costruendo il Nord Stream2.
Per fortuna, a difesa del povero primo cittadino, intervenne la Merkel stessa, e l’opera andò avanti.
Non paga di questo, la Casa Bianca, nella persona del Presidente Biden, nell’aprile del 2021, nominò un inviato speciale per tentare di fermare la realizzazione del Nord Stream2, Amos Hochstein.
Hochstein, esperto di questioni energetiche e già collaboratore di Obama, è stato anche consigliere di amministrazione della compagnia di stato ucraina, Naftogaz, la quale, subordinata al ministero dell’energia, si occupa principalmente di petrolio e gas. Inoltre, Amos Hochstein, ha ricoperto il ruolo di vicepresidente di “Tellurian”, società del Texas attiva nell’esportazione di gas naturale liquefatto (Gnl), quello cioè, che, per intenderci, l’Italia sta comprando dagli Stati Uniti.
Ora, all’epoca della nomina dell’inviato speciale americano, Waldemar Gerdt, membro del Bundestang tedesco, dichiarò in assemblea: << Gli Stati Uniti hanno dichiarato guerra ai progetti economici dei propri alleati in Europa e hanno intenzione di distruggere la concorrenza sia con mezzi politici che militari, se è necessario >>.
Ed arriviamo ai giorni nostri, dove, per l’appunto, due condotte del gas, il Nord Stream1 ed il Nord Stream2, posizionate rispettivamente a 88 metri di profondità, la prima, e a 70 metri, la seconda, hanno subito dei guasti tali da essere compromesse per sempre e secondo voi tali eventi sarebbero da addebitarsi all’accidentale o al dolo?
Beh, se non si viene giù dalla montagna del sapone, sicuramente la risposta unanime sarà il dolo.
E se questi incidenti sono dolosi, secondo voi, a chi potrebbero essere ascritti?
Stranamente, contravvenendo ad ogni rigor di logica, per quanto pocanzi da me affermato, la stragrande maggioranza degli organi di stampa occidentali ha addebitato la responsabilità a Mosca e nello specifico a dei droni sottomarini dell’esercito russo che avrebbero fatto saltare le condotte nelle vicinanze dell’isola danese di Bornholm … roba da matti!
Ma come si può pensare che la Russia farebbe saltare delle condotte quando queste, per Mosca, rappresentano ancora una delle principali fonti di reddito?
Al contrario, gli Stati Uniti, facendole saltare, avrebbero:
- Forzato la mano della Germania riguardo il proprio sganciamento dalla dipendenza energetica nei confronti della Russia;
- Indotto l’Unione Europa, senza colpo ferire, a varare un nuovo pacchetto di sanzioni nei confronti del Cremlino;
- Affossato l’economia tedesca che, ricordiamolo, senza il gas russo sarà costretta nell’immediato a delocalizzare aziende come la Volkswagen e quindi a depotenziare anche l’economia europea nel suo complesso;
- Indotto a Gazprom ad azionare delle contromisure nei riguardi di altri concorrenti come Naftogaz.
È infatti di queste ore la notizia che Mosca potrebbe sanzionare il gestore della rete ucraina.
Ed è in virtù di questo che, al di là delle dichiarazioni rese dall’Onorevole Giorgia Meloni in campagna elettorale, chiediamo a gran voce, al nuovo Governo Italiano, di riprendere la strada del dialogo con la Russia, facendosi artefice e mediatore di pace, e non limitandosi a recitare la parte del fido alleato degli Stati Uniti a tutti i costi, anche a prezzo della consunzione dei popoli del vecchio continente.
il Presidente dell'Associazione