Con interesse e piacere pubblichiamo il testo integrale della nota dell’Ambasciata Russa, apparsa sul proprio sito nella giornata del 27 gennaio 2022, comunicato, quest’ultimo, denso di analisi storiche e riflessioni geopolitiche, sull’attuale crisi in Europa Orientale.
Abbiamo preso atto, provando persino una certa curiosità, dell’ennesimo esempio di propaganda semi-militare statunitense cortesemente presentato al pubblico dall’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia il 21 gennaio 2022 sotto il titolo “How Russia conducts flag operations”. Non è nostra intenzione commentare tali fantasie e mistificazioni ossessive, poiché rientrerebbe, piuttosto, tra i compiti di uno psichiatra. Probabilmente, a districare il caso saranno gli esperti del Walter Reed National Military Medical Center (Maryland), proprio quello dove nel 1949 mise fine alla sua vita l’ex Primo Segretario alla Difesa James Forrestal, ripetendo più volte prima del suicidio la frase “i russi stanno arrivando!”
Già un noto esponente nazista che però non raggiunse il Processo di Norimberga consigliava all’epoca di mescolare alla menzogna delle semi-verità e persino la verità, per ottenere un effetto di credibilità. Raccomandazione seguita alla lettera dalla rappresentanza diplomatica statunitense a Roma nel divulgare le uniche informazioni veritiere sui contatti del Segretario di Stato Antony Blinken. E chi altri, se non gli USA, con la loro ricca esperienza di provocazioni a livello internazionale, sono gli esperi più competenti nelle sofisticate operazioni “sotto falsa bandiera”?
Forse, i primi passi su questo terreno, Washington, li aveva già mossi nel lontano 1898, quando nel porto dell’Avana saltò in aria la corrazzata USS Maine, provocando la morte di 266 marinai e ufficiali statunitensi. Il ruolo del colpevole fu immediatamente assegnato al governo spagnolo e la tragedia servì da pretesto per scatenare la guerra ispano-americana. Solo parecchi anni dopo, quando furono recuperati i resti della nave affondata, venne fuori che l’esplosione era avvenuta non all’esterno della corrazzata, ma dentro. Tuttavia, nessuno, ovviamente, ebbe intenzione di presentare le scuse al Madrid e di restituire alla corona spagnola Cuba, Porto Rico, Guam e Filippine.
Nello stesso ordine di cose deve essere annoverato, indubbiamente l’incidente del Golfo del Tonchino, avvenuto del 1964. Oggi è ormai chiaro che il 4 agosto di quell’anno non ci fu nessun attacco da parte delle motosiluranti nordvietnamite contro i cacciatorpedinieri americani. Eppure, la Risoluzione del Tonchino, adottata dal Congresso statunitense, “a caldo” si rivelò un fondamento giuridico per coinvolgere le forze armate degli USA nel Vietnam, moltiplicando in questo modo il numero delle vittime e le sofferenze del popolo vietnamita.
E cosa dire dell’intervento dell’esercito americano a Grenada nel 1983? Il presidente degli USA Ronald Reagan aveva escogitato un’ottima protezione per la cittadinanza statunitense nello stato caraibico per difenderla dalla fantasiosa “occupazione cubano-sovietica”. Come conseguenza si realizzò una vera e propria occupazione statunitense di Grenada, che servi da modello per l’intervento successivo anche a Panama del 1989.
Impossibile non menzionare a questo punto il famigerato discorso del Segretario di Stato degli USA Colin Powell all’ONU, quando nel 2003 agitava energicamente una fiala con polvere bianca a conferma del possesso da parte dell’Iraq di armi di distruzione di massa. In realtà non ci fu trovata nessuna arma, ma il danno alla sovranità dell’Iraq, provocato dalla guerra scatenata dagli USA, continua ancora oggi a essere avvertito nella vita di questo Paese.
Sullo sfondo di queste provocazioni su vasta scala, quasi si perdono di vista dei “pesciolini” come, ad esempio, il rapimento dell’imam Abu Omar a Milano, compiuto per mano degli agenti della CIA nel 2003 e il suo illegale trasferimento dall’Italia nello stesso anno. I colpevoli del sequestro di persona, condannati dal Tribunale italiano, non hanno però scontato la pena da infliggere.
Del resto, Ronald Reagan e Colin Powell ormai stanno rispondendo dei propri atti dinanzi ad un Giudzio molto più “in alto” della Corte Suprema degli USA. Mentre gli addetti alla propaganda in servizio presso l’Ambasciata statunitense in Italia, fedeli ai loro insegnamenti, continuano ligi ai loro compiti… "