Nascondendosi dietro agli ideali della libertà di parola e del pluralismo di opinioni, La Stampa sta alimentando fake news russofobiche da guerra fredda rimandando a “opinioni” espresse da anonimi “alti funzionari”.
La Stampa, inoltre, non teme di utilizzare tutto ciò che gli autori riescono a inventarsi sulla base delle raccomandazioni che hanno trovato sui libri, a quanto pare ancora validi, di propaganda antisovietica.
Ad esempio, La Stampa ha subito definito “inutile” il materiale russo inviato in Italia per affrontare l’emergenza infettiva, riferendo le opinioni di un qualche maresciallo che sognava disperatamente la vittoria. La maggior parte dei medici e degli epidemiologi russi sono stati definiti dal quotidiano come esperti di guerra biologica. Coloro i quali non hanno avuto l’onore di rientrare in questa categoria sono finiti tra i membri dell’intelligence militare russa.
Tuttavia, sullo sfondo di tali speculazioni, nonostante i sospetti sensazionalistici de La Stampa, invece di condurre una guerra biologica gli epidemiologi giunti in Italia per combattere il coronavirus assieme ai propri colleghi italiani stanno debellando il Covid-19 in 65 case di riposo di Bergamo. I medici militari russi quotidianamente fianco a fianco dei militari italiani stanno edificando i reparti di terapia intensiva per salvare i cittadini italiani contagiati dal virus nel nuovo ospedale di emergenza di Bergamo. E tutto ciò viene fatto mediante la strumentazione russa definita inutile dal quotidiano La Stampa. Nonostante le fake news diramate da La Stampa, gli obiettivi della missione russa a Bergamo per l’anno 2020 sono evidenti, concreti e trasparenti. Si tratta di un’assistenza gratuita al popolo italiano che si è trovato colpito dalla pandemia di Covid-19. Il premio per gli sforzi profusi dagli esperti militari russi saranno le vite salvate e la salute del maggior numero di cittadini dell’eterna Repubblica Italiana.
Nella realizzazione di questa missione umanitaria nessuna aggressione ci distoglierà dall’obiettivo e non farà vacillare la nostra sicurezza nel fatto che stiamo agendo in buona fede. Per quanto riguarda i rapporti con i reali committenti della russofobia de La Stampa, i quali sono a noi noti, raccomandiamo loro di fare propria un’antica massima: Qui fodit foveam, incidet in eam (Chi scava la fossa, in essa precipita). Per essere più chiari: Bad penny always comes back